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Itinerari Baia di Napoli

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Percorsi Flegrei
Terra Murata: un’isola nell’isola

Il centro storico di Procida, Terra Murata è un’antica cittadella medievale arroccata su un ripido costone tufaceo all'altezza di circa 90 metri sul mare. Terra Murata è un’isola nell’isola, raggiungibile solo attraverso un’irta salita, percorrendo la quale è possibile ammirare un incredibile panorama mozzafiato su tutto il golfo di Napoli e sulle sue isole.
Due cannoni a lunga gittata della Repubblica napoletana del 1799 danno il benvenuto in un posto a dir poco magico. Stradine, viottoli, slarghi particolari connotano la bellezza del posto e la particolarità del luogo.
Dopo le prime incursioni barbariche e saracene intorno al IX secolo, l’antico borgo, per la sua posizione strategica, divenne il nucleo abitativo dell’isola. Due porte, la porta della Terra e quella di Mezz’Omo, e un fossato, il Largo dei Fossi, isolavano e proteggevano la zona, allora denominata Terra Casata.
Intorno al Castello d’Avalos, che è il primo elemento di Procida che appare alla vista di chi viene da Napoli in nave, ha ruotato per secoli la storia e il destino di Procida. Infatti il Castello costituì la dimora della famiglia d’Avalos fino agli inizi del XVIII secolo quando, a seguito dei dissidi nati tra Carlo III di Borbone, re di Napoli, e Giovan Battista d’Avalos, l’isola venne confiscata a quest’ultimo divenendo luogo adibito all’esercizio dell’arte venatoria, riservato alla Corte a al re.
Risalgono a questo periodo, quindi, le prime modifiche interne che trasformarono l’edificio in Palazzo Reale, funzione ricoperta fino al 1815, data dopo la quale divenne dapprima collegio militare e poi Bagno Penale. A partire dal XIX secolo fu ampliato notevolmente al punto di divenire una vera e propria cittadella carceraria rimasta funzionante fino al 1988.
Oltre al Castello l’altra principale attrattiva di Terra Murata è la meravigliosa Abbazia di San Michele Arcangelo, centro religioso e culturale dell’isola da più di mille anni, frutto di molteplici stratificazioni e trasformazioni architettoniche avvenute nel corso dei secoli.
In questo borgo, mite e sereno, abitato da tranquilla gente, le straducce sono come un labirinto, tutto un andirivieni di passaggi, di corridoi, di vie coperte; un aprirsi dappertutto di porte, di scale, di finestre e di pozzi pieni d'acqua. Il fascino di quest’eccezionale località è probabilmente aumentato dalla sensazione di abbandono e di quiete che si respira.

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